Pubblichiamo qui di seguito un articolo di Michele Giovannetti che ben si allaccia a quello di Giulia Ceccarelli sulla sua Route in Sicilia: lei descrive la malavita attraverso i comportamenti personali, lui attraverso le cose; lui propone il sostegno ai giovani che coltivano il territorio, lei ai centri culturali contro il pensiero mafioso. Tutto questo non è forse la stessa cosa, vista da un cambio di prospettiva?
Sono tornato da poco dalla Calabria, dove ho soggiornato per qualche giorno nel Cirotano, per l'esattezza Punta Alice, che, tracciando un segno invisibile sulla cartina geografica, si congiunge in un arco con Santa Maria di Leuca: un semicerchio nello Jonio, mare bello e pericoloso, un semicerchio che ricorda il famigerato Triangolo delle Bermuda... Un semicerchio dove scompaiono navi, un semicerchio dove affondano per nubifragio da tempi antichi, coi loro tesori, o vengono affondate, come nei tempi moderni, con un carico di veleni. Su queste coste sorgevano templi sacri agli dei, dai quali uno sguardo si gettava sul nero mare, sul Mistero. Templi, come quello di Apollo Alaios, che venivano fondati perchè era il termine di un lungo peregrinare, come quello di Filottete, che, narra la leggenda, proprio a Punta Alice costruì un tempio dedicato ad Apollo, dio del Sole e dell'ordine celeste. Proprio su quel tempio ai cui fianchi ancora oggi lussureggia una pineta, imbrattata di rifiuti, plastica, vetro, water. Qui, a fianco, si ergono i Mercati Saraceni, luogo indimenticato dove per secoli si sono date appuntamento le popolazioni del mare, per scambiarsi cibo, vesti, preziosi, parole. Magari le stesse "non ti dimenticherò...", "ti amo", che oggi abbruttiscono le mura di qualche fatiscente casa lasciata a metà, spreco di malta e sudore. Qui, a Punta Alice, si gode di una vista meravigliosa sulle dune mobili della Cervara e sulla Saliera della Syndial, un'altro nome per chiamare ENI, ENEL, qualche ente para-statale paraculato, probabilmente costruita nei ruggenti '80, quando il mattone e l'industria andavano forte, specie dove non c'erano piani regolatori né regole. Che spettacolo. Ma il Cirotano è spettacolare, coi suoi paesaggi, col suo mare, con i suoi sapori e i suoi profumi, come il Crotonese. Non importa se sulla statale vedi le prostitute (più vestite che a Rimini, in verità) o gli immigrati. Non importa se ti fermano i Carabinieri, si accorgono che non hai fatto la revisione all'auto e dicono "guarda, se andavi senza cintura o a velocità elevata" - in curva - "non ti facevamo niente, ma questo non passa". Sono 150 euro di multa, libretto sequestrato, divieto di recarsi da alcuna parte all'infuori dell'abitazione. Cavoli, grazie, siccome viaggiavo con una mina sotto il culo.. Era meno grave se ammazzavo qualche ragazzo che salta fuori da dietro un cassonetto (pardon, di cassonetti qui, non ce ne sono). Magari uno di quei 3 ragazzi che viaggiano senza casco su un cinquantino, per il centro di Cirò Marina. Ma si sa, son ragazzi. Di qui, finite le superiori, se ne andranno, e forse, non faranno più ritorno. Rimarranno quei vecchi, seduti di fronte agli usci, che ti scrutano stanchi, nel silenzio di un futuro che non esiste. Rimarranno loro, nell'attesa della strombazzata di clacson - che si usa a saluto - del vicino di casa. Qui, non si va né a piedi, né in bici. Rimarranno i vecchi e poi se ne andranno anche loro. Rimarranno, resisteranno come tante trincee, le file verdi del gaglioppo, queste viti che sono la storia di una terra. Rimarranno quegli acini rossi, da vendemmiare, nella speranza che poi, non vadano persi perchè non c'è una cantina dove fare il vino, insieme. Sì, questo splendido vino, questi splendidi sapori della terra e del mare, come la sardella, resisteranno. Finchè qualche giovane non tornerà a raccoglierli e resisterà anche lui, come hanno resistito quei soldati bizantini o angioini radunati dalla fede in Cristo, che sotto il vessillo di Maria e riuniti in una chiesetta di un qualche forte o castello sparso sulla costa, hanno pregato e sparso sangue per difendere sassi e pietre, poche viti e qualche orto frammisto a zolle bruciate dal sole, da pirati cilici o cretesi, da arabi o turchi. Resisteranno sì, resisteranno all'ndrangheta, a politici corrotti, all'indifferenza e all'insofferenza maleducata e scomposta dei compaesani, resisteranno per quel sole caldo e col calore di quello sdegno dell'ingiustizia e del brutto che abbruttisce, quel calore che li farà grandi, come i gli eroi e gli antichi, di cui questa splendida terra conserva il ricordo e le gesta. Andate in Calabria, andate per loro.
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