di Maria-Gabriella Baldarelli
Professore associato di Ragioneria e di Etica e Impresa - Università di Bologna – Istituto Univ. Sophia (Fi)
Riflessioni per "Uscita al Polo Lionello Bonfanti".
Essere imprenditori EdC significa diventare responsabili di un sogno: quello di sollevare situazioni di povertà vicine e lontane. Questo ha portato alla “riorganizzazione” di aziende già esistenti ma soprattutto alla costituzione di nuove aziende, animate da questa ultima finalità ed allo stesso tempo, con l’obiettivo di raggiungere anche il profitto.
Ciò ha ripercussioni notevoli all’interno della governance aziendale, in cui il ruolo del manager singolo lascia spazio, in queste aziende, ad una figura corale di manager, in cui ognuno ha il suo ruolo “attivo” ed è coinvolto nella gestione dell’azienda. Infatti il manager dell’azienda EdC è colui che coinvolge e incentiva le persone che gestisce attraverso l’ascolto e la condivisione delle esperienze umane ed aziendali. Ciò contribuisce a far scaturire al meglio la creatività e l’autocontrollo.
Inoltre l'azienda EdC, acquisisce la capacità di condividere, con coerenza e fiducia, la propria esperienza aziendale con altre aziende, interne o esterne al progetto, per riuscire a sopravvivere ed a svilupparsi. Infatti la governance di un'azienda, che ha alla base la comunione come valore portante, permette non solo di trasmettere la fiducia e quindi creare un capitale di relazioni all'interno dell'azienda a tutti i livelli, ma permette soprattutto di diffondere fiducia all'esterno, anche nel momento in cui si trova di fronte a scelte che orientano in maniera incontrovertibile il futuro dell’azienda.
Il processo decisionale riguardante le scelte più difficili e di più ampio respiro, inizialmente è complicato da una serie di incontri preliminari, che permettono di chiarire bene le diverse posizioni ma anche il grado di collaborazione che si è disposti a dare. Tale modalità di azione però non è effettuata per allungare volutamente le procedure decisionali del vertice strategico, quanto per sottolineare che le decisioni vengono prese insieme, nel rispetto di ciascuna persona: socio, dipendente o collaboratore.
Perciò i problemi decisionali inizialmente più complessi, tendono a diminuire di intensità nei successivi processi decisionali, con maggiori possibilità di delega più ampia nel pieno rispetto dei valori umani. Quindi l'irrazionalità inizialmente perpetrata, ritorna in seguito anche come convenienza economica, che si esprime attraverso lo snellimento delle procedure ed una più consapevole responsabilizzazione delle persone che lavorano in azienda.
Inoltre si può parlare di "etica relazionale", cioè di un'etica che si accresce attraverso la relazione, che, di per sé, non modifica significativamente l’organizzazione aziendale ma agisce sulle qualità decisionali attraversando trasversalmente a tutti i livelli organizzativi. Inoltre la fiducia, che si diffonde in azienda, espleta i suoi effetti anche all'esterno e questo comporta l'agevolazione delle relazioni con tutti gli attori del mercato.
Da ciò deriva che nelle relazioni inter-aziendali, nazionali ed internazionali, l'etica si diffonde anche alle reti di aziende e, se è presente una base etica comune, come nel caso dei Poli industriali EdC, la rete diventa portatrice essa stessa di valori dove la dignità e la centralità della persona ne sono considerati i capisaldi.
Infine la presenza attiva di persone che "dipendono" per la loro sopravvivenza e per il loro sviluppo, da quella terza parte di utili delle aziende del progetto, innesta un meccanismo di coesione, che coinvolge reciprocamente e in maniera multi direzionale tutti i soggetti interni all'azienda, cioè: i soci, gli amministratori, i dirigenti, i quadri, il personale, ecc.
Questo permette lo sviluppo e la diffusione di un controllo reciproco, non con l'ottica punitiva, ma sempre nell'intento di migliorare insieme le proprie prestazioni. Si è cioè più attenti all'operare dell'altro e quindi le situazioni di indigenza, che vengono sollevate, sviluppano un controllo, anche se "a distanza”.
Perciò si attiva un nuovo circuito virtuoso che funge da base per la creazione e la diffusione della conoscenza, che, combinato alla partecipazione attiva alla gestione, trasforma progressivamente dal "di dentro" le aziende e permette loro il raggiungimento di vantaggi economici e sociali notevoli.
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