La scienza e la tecnica hanno fatto passi da gigante negli ultimi 100 anni e molte sono le conquiste che ci affascinano e di cui possiamo andare fieri; pensiamo solo all’evoluzione dei mezzi di trasporto, dalle prime automobili e dai primi arerei alle automobili attuali, ai treni ad alta velocità, ai jet supersonici e alla possibilità di voli nello spazio. Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione dal telegrafo alla telefonia mobile, ai videotelefoni, a internet… Siamo giustamente colpiti dalle meraviglie che ci circondano, ma spesso trascuriamo di considerare quella “enorme meraviglia” che è il nostro corpo; ci ricordiamo di lui solo quando qualche cosa non va (il cuore, il fegato, l’intestino, ecc..), mentre quando tutto funziona “a meraviglia” consideriamo la cosa “normale” e ce ne dimentichiamo.
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Educare alla pienezza della vita
di Carlo Pantaleo
Presidente Associazione Centro Studi Nuove Generazioni
Ringrazio Enrico Stocchi per le pagine che ci ha inviato e che sono piene zeppe di stupore di fronte alla vita. C'è un un brano tratto dalla Metafisica di Aristotele, che sostanzialmente spiega che la filosofia nasce dalla meraviglia (la meraviglia!), perché chi prova un senso di meraviglia riconosce di non sapere.
"Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia; mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo.
Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando c’era già pressoché tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all’agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. É evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa".
Lo stupore deriva anche da come si danno per acquisite convenzioni diffuse come convinzioni proprie senza saperle neanche fondare ed argomentare. Qui penso che lo stupore mi è suscitato anche dal fatto di trascurare che “Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita… che s’esprime nel porre a fondamento delle scelte concrete -a livello personale, familiare, sociale e internazionale- la giusta scala dei valori: il primato dell’essere sull’avere, della persona sulle cose.” (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 95-98, 1995)
A proposito vi mando questo contributo su "Educare alla pienezza della vita"
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