di Marco Savioli
Facoltà di Economia, Università di Bologna - sede di Rimini
collaboratore Associazione Centro Studi Nuove Generazione
Facoltà di Economia, Università di Bologna - sede di Rimini
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La moderna teoria economica ha sviluppato strumenti molto sofisticati per controllare e ottimizzare gli investimenti in mercati che aspirano sempre di più ad aderire a quel modello di concorrenza perfetta che iniziò a svilupparsi con la rivoluzione industriale ed iniziò ad essere teorizzato con la mano invisibile di Adam Smith.
Purtroppo però, come la recente crisi finanziaria ci rende esplicito, le situazioni fuori mercato abbondano e rendono importante sviluppare strumenti teorici adeguati che cerchino di confrontarsi con il mondo reale. Fenomeni come investimenti fuori dal mercato indivisibili nella loro struttura intima (take it or leave it choice) e scelte soddisfacenti piuttosto che derivanti da razionalità perfetta abbondano nella nostra vita. Possiamo pensare come esempi agli investimenti sul mercato nero, all'investimento che un albergatore riminese possa fare per ammodernare la sua struttura (e che può quindi essere fatto solo da lui) e all'investimento in capitale umano (per es. istruzione) che solo ognuno di noi può effettuare per valorizzare doti innate non alienabili e quindi scambiabili sul mercato. Per tutte queste situazioni, un recente articolo (http://www.rcfea.org/RePEc/pdf/wp07_11.pdf) amplia il modello base della teoria di portafoglio ottimo sviluppata da Markowitz ottenendo nuove indicazioni analitiche per tutti quegli individui o istituzioni finanziarie che volessero confrontarsi con queste problematiche. Nella sua parte finale, l'articolo indica anche perché nel mondo ci siano imprenditori (che accettano di intraprendere un nuovo investimento fuori mercato) e impiegati (persone maggiormente avverse al rischio che scelgono di impiegare la loro ricchezza solo in asset scambiabili sul mercato).
E' ormai tempo che gli economisti profondano prioritariamente i loro sforzi per lo studio e la spiegazione di problematiche reali e pressanti, non vorremmo arrivare ad un'altra crisi dove gli stessi scienziati ammettano imbarazzati di avere a disposizione solo degli strumenti spuntati e poco illuminanti.
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