giovedì 14 luglio 2011

Le città del vino in Vaticano

di Alfredo Monterumisi
Esperto in turismo enogastronomico

Domenica 19 giugno il Papa ha fatto visita alla Repubblica di San Marino e poi è andato a Pennabilli nella cittadina del Montefeltro. È stato un evento eccezionale che potrebbe far cambiare la mentalità e guardare con più interesse all’entroterra. Mercoledì 25 maggio invece, una rappresentanza di Sindaci Amministratori delle Città del Vino Italiane ha incontrato il Santo Padre in Vaticano per consegnargli una bottiglia magnum de “Il Taglio per l’Unità”, un vino appositamente realizzato per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Anche questo è stato un importante evento straordinario e un segnale positivo. Essere Città del Vino vuol dire far parte di una grande rete che unisce molte diversità, territori differenti e lontani fra loro, accomunati da un unico forte sentimento di appartenenza e di voglia di valorizzare e migliorare il proprio territorio. Simbolicamente lo si può fare anche consegnando al Papa una bottiglia commemorativa, nella quale è racchiuso il senso stesso che ogni Città del Vino coltiva. San Marino e Rimini, assieme ad altre cinque località della provincia, sono riconosciute Città del Vino, anche se sono in pochi a saperlo; Verucchio poi ha ricevuto di recente un altro importante riconoscimento col vino di “Casa Zanni” il quale ha ottenuto una medaglia d’oro e una d’argento dal giudizio espresso dagli esperti che analizzano il vino nel Concorso Enologico Internazionale “Selezione del Sindaco” giunto alla X edizione, un concorso in cui l’azienda produttrice partecipa assieme al Comune “Città del Vino”.

L’Associazione Nazionale è una istituzione riconosciuta dallo Stato, nel 2001 ha pubblicato il primo manuale operativo sulle Strade del Vino curato dal sottoscritto, uno strumento didattico ritenuto utile per superare il vecchio metodo di interpretare il turismo e un nuovo esempio di promozione turistica a livello distrettuale per oltrepassare i confini amministrativi e le vecchie mentalità che non portano da nessuna parte. Il manuale è nato dall’esperienza riminese e non toscana o piemontese zone più conosciute in questo settore. Tale studio mi portò a ricoprire il ruolo di direttore delle Città del Vino dell’Emilia Romagna. Ultimamente sono avvenuti altri fatti che ci dovrebbero fare riflettere. Nell’ultimo esame di maturità il titolo più gettonato della prova di italiano è stato il tema sul cibo, ciò sta a dimostrare il grande interesse che nutrono i giovani per l’alimentazione. Il format che preferiscono è lo “snapper” (snac+cena), amano frequentare i luoghi ad hoc e di tendenza come i “wine bar” dove consumano merende golose fatte di piccoli taglieri di prodotti tipici, oppure assaggiare quelli del territorio, o i “finger food” accompagnati da calici di vino locale di qualità. Poi c’è chi organizza viaggi vacanza per fare “food shopping” per andare direttamente “alla fonte” della filiera per acquistare e assaggiare i prodotti tipici in azienda, recarsi nelle botteghe artigiane che operano in ambienti particolarmente suggestivi (vedi “E Mazèl” a Verucchio), visitare cantine consortili accoglienti, spacci cooperativi o nei sempre più numerosi “food store” come doveva essere la “Domus di Bacco” al Museo della Città di Rimini, un luogo che serviva per invogliare i turisti a visitare il territorio dell’entroterra. Tra le varie occasioni di turismo enogastronomico esistono anche le “sagre esperenziali” dove vengono presentati i nuovi vini come durante “Passaggi di Vino” o le produzioni di nicchia come avviene in occasione della manifestazione “Festa del Pane, dell’Olio e del Vino” organizzata dal gruppo dei giovani di “Nuove Generazioni”.

Tutto ciò sopra descritto emerge leggendo anche il IX Rapporto Osservatorio Enoturismo presentato di recente a Roma dal Censis Servizi. Il Presidente del Censis De Rita, componente del Comitato Scientifico del Piano Strategico del Comune di Rimini, in una recente intervista a fatto notare che in pochi anni il vino da elemento di vita quotidiana, al quale si dava un valore di semplice alimento è cambiato, inoltre ha aggiunto: “Si cercava dai contadini quello più buono e poi si provava il piacere di imbottigliarlo a casa, stando attenti al far della luna. Una ritualità quasi del tutto scomparsa. Adesso dalla ricerca del vino del contadino si è passati alla ricerca del brand, del marchio, dell’etichetta “giusta”. Un’etichetta che dia sicurezza e così abbiamo imparato di nuovo ad andare a cercare il vino direttamente dal produttore”. La cultura politeista che si avverte leggendo il “IX Rapporto” viene confermata da De Rita.
Il vino affascina per la sua diversità e per la moltiplicazione dell’offerta, rappresenta un grande valore per i territori, stimola la curiosità, il voler conoscere, sapere, scoprire e visitare, tutti elementi che coinvolgono i “Turisti Amanti della Conoscenza”, cioè il 50% del turismo internazionale. Inoltre in questi giorni il professor Attilio Gardini, direttore del Master Universitario sul Turismo dell’Università di Bologna, dove ricoprivo il ruolo di titolare del Modulo in Turismo Enogastronomico, ha pubblicato su questo quotidiano un’analisi su coloro che frequentano per la vacanza Rimini. Col suo intervento cercava di spiegare che gli eventi non pagano più come in passato, perché sono già stati sfruttati abbondantemente nel dopo mucillagini. Ha fatto notare che esistono segmenti di mercato turistico che a Rimini vengono trascurati, mentre invece potrebbero fare aumentare il fatturato, produrre un minore carico antropico e sviluppare un maggiore indotto nel territorio (shopping, visite all’entroterra, enogastronomia, musei, spettacoli, ecc.). Queste valutazioni analitiche rispecchiano la nostra realtà, però hanno scatenato una reazioni denigratoria da parte della classe politica che dimostra arretratezza. Negli ultimi dieci anni il turismo è stato governato da incapaci, basta osservare quello che sta avvenendo nei lidi veneziani dove le presenze aumentano ogni anno. Pur di non ammettere di avere sbagliato strategia ci stanno trascinando sempre più in basso. “Speriamo che ce la caviamo”.


L'articolo è stato pubblicato dal quotidiano "La Voce di Rimini" del 11 Luglio 2011


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