venerdì 22 luglio 2011

Generazioni insieme: suggerimenti per un inquadramento più generale

Uno dei grandi spiriti dell’umanità, il poeta italiano Ugo Foscolo, intendeva realizzare un’opera in tre cantiche sulla scorta dell’esempio dantesco, poi incompiuta, nella successione delle generazioni alla ricerca del vero, del giusto, del bello.
Scrive il poeta:
“La vita dell’uomo oscilla sempre tra il sentimento e il pensiero e ciaschedun uomo attrae sempre dagli altri, e diffonde sempre negli altri sentimenti e pensieri. Ma tutti ricevono e danno disugualmente così che l’uomo in cui le potenze della vita sono più forti e in maggior armonia, deve attrarre molto e rimandar molto. La somma de’ sentimenti e de’ pensieri, benché in minore porzione degl’individui, viene abbracciata e nella varietà e nella durata da tutto il genere umano. Questa universale e perpetua comunicazione del sentimento e del pensiero trovasi possibilmente nelle arti, nelle scienze e nelle lettere. E noi la cerchiamo insaziabilmente, perché, come si è detto, quanto più si sente, tanto più s’è coscienti dell’esistenza, e quanto più si pensa, cioè quanto più si ricordano, si distinguono e si paragonano le sensazioni, tanto più si crede di migliorarla. Or gli uomini meglio costituiti, ma che avevano più facoltà, e quindi più bisogno e piacere ne’ sentimenti del cuore, non si valsero della loro ragione che per perpetuare e abbellire, imitando, quell’armonia di suoni, di colori e di forme con cui l’immensa natura eccita nuovi, sublimi ed amabili sentimenti: quindi le belle arti. Gli altri che sortirono anch’essi certa perfezione, ma più negli organi del pensiero che del sentimento, poterono sperimentare, raccogliere ed esaminare più attentamente le proprie sensazioni, perché erano più scarse di numero, e minori di forza; considerarono con molte esperienze e con lunghe serie di fatti non tanto gli effetti, quanto le cause di tutte le cose; ridussero le idee del loro intelletto a calcoli certi, e la base del loro giudizio ad assiomi così incontrastabili, che non hanno bisogno né capacità d’essere dimostrati: quindi le scienze. Finalmente quelli che avevano pari la forza del ragionare a quella del sentire, studiarono passionatamente a ricevere e a dare ugualmente quanti più sentimenti e ragioni potevano, e distinsero senza astrazioni; bensì cercando tutte le vie perché l’universalità degli uomini, che è più atta a sentire che a ragionare, avesse più numero di sensazioni: quindi le lettere. – Le arti dunque dilettano; le scienze convincono; le lettere persuadono” .

Il grande economista ed intellettuale J. M. Keynes scrisse:
“Sono sicuro che il potere degli interessi costituiti è assai esagerato in confronto con la progressiva estensione delle idee. Non però immediatamente; giacché nel campo della filosofia economica e politica non vi sono molti sui quali le nuove teorie fanno presa prima che abbiamo venticinque o trent’anni di età, cosicché le idee che i funzionari di stato e uomini politici e persino gli agitatori sociali applicano agli avvenimenti correnti non è probabile che siano le più recenti. Ma presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose sia in bene che in male”. E il tempo individuato da Keynes è giusto quello di una generazione.

Karl Popper, concludendo la sua autobiografia scientifica “Unended Quest”, affermava:
“Come accade con i nostri figli, così anche con le nostre teorie, e in ultima analisi con ogni opera che produciamo: i nostri prodotti diventano in ampia misura indipendenti dai loro artefici. Dai nostri figli, o dalle nostre teorie, possiamo guadagnare di più, quanto a conoscenza, di quanto ne abbiamo mai dato loro. […] Se è esatta la mia congettura che noi cresciamo e diventiamo noi stessi solo nell’interazione con i nostri prodotti intellettuali, allora il fatto che tutti possiamo portare a questo mondo il nostro contributo, anche se piccolo, può essere di conforto a chiunque; e specialmente a chi sente di aver trovato nella lotta con le idee una felicità maggiore di quanto avesse mai potuto meritare”...


Trasmissione genetica
Trasmissione culturale
Tradizione, innovazione e creatività
Prolegomeni per un’analisi intergenerazionale

Due poesie a sostegno:

Si sollevano gli anni alle mie spalle
a sciami. Non fu vano, è questa l'opera
che si compie ciascuno e tutti insieme
i vivi i morti, penetrare il mondo
opaco lungo vie chiare e cunicoli
fitti d'incontri effimeri e di perdite
o d'amore in amore o in uno solo
di padre in figlio fino a che sia limpido.
( Mario Luzi )

I tuoi figli non sono tuoi
Sono figli dell’impulso della vita a rinnovarsi
Vengono attraverso te, ma non da te
E anche se sono con te, a te non appartengono
Puoi dar loro il tuo amore, ma non i tuoi pensieri
Perché hanno propri pensieri
Puoi dare albergo ai loro corpi, agli spiriti no
Perché i loro spiriti abitano nella casa di domani che tu non puoi visitare,
nemmeno nei sogni tuoi
Puoi tentare di essere come loro, ma non tentare di farli uguali a te
Perché la vita non torna indietro né si attarda allo ieri.
( Kahil Gibran )


Su questo tema vedi anche, sul nostro sito, gli articoli:
"Generazioninsieme" 
e
"Un patto di solidarietà intergenerazionale".

Nessun commento:

Posta un commento

Prima di lasciare un commento, controllare le istruzioni nella pagina: "Nuove Generazioni: fine e metodo"