domenica 18 aprile 2010

Proposta Nuove Generazioni - 1000 Giovani per 1000 Speranze

GIOVANI E INNOVAZIONE, MOTORE DELLO SVILUPPO

a cura di Carlo Pantaleo
Presidente Associazione Centro Studi Nuove Generazioni

Noi abbiamo una convinzione: governare la crisi si può e si deve: per noi, per gli altri, per tutti! Ma per riuscirci dobbiamo passare dal sistema al “fare sistema”, soprattutto a Rimini.
La proposta di creare le condizioni per assumere nel 2010 mille giovani con meno di trent’anni in possesso di una formazione superiore con contratto di un anno, non può che essere condivisibile.
Per rispondere alla crisi non basta più “conservare” ma ci vuole un cambiamento, strategico e organizzativo, quasi una sorta di “distruzione creativa” per recuperare efficienza e produttività.
Nel futuro la soluzione non sarà dunque soltanto numerica, quantitativa, e cioè di un semplice recupero della quantità della variabile lavoro, ma di profonda revisione qualitativa. Quello che viviamo è un momento d’incertezza e talvolta di attesa, ma questa proposta ci permette di guardare oltre. Essa è una sfida e un patto che ci pone di fronte ad un dovere comune, ad un obiettivo preciso e ad una scadenza certa. La speranza è che quel poco di bene e di occupazione che ne potrà venir fuori, sia comunque superiore al non aver fatto niente lasciando che la fiumana ci travolga.
Ma per marciare tutti nella stessa direzione è necessario condividere una visione e una premessa necessaria, implicite a questa proposta: la distinzione tra crescita e sviluppo.
La crescita è un fenomeno graduale, fatto di continui aggiustamenti, lo sviluppo implica invece una discontinuità. Diceva un grande economista del XX secolo quale Schumpeter: “si aggiungano pure in successione tante diligenze quante si vogliono non si otterrà mai una ferrovia”. Le cose cambiano quando si realizza un'innovazione, ovvero la capacità di realizzare “cose nuove”: nuovi prodotti, nuovi metodi di produzione, l'apertura ai mercati, la scoperta di nuove fonti, la riorganizzazione di un'impresa.
La proposta in oggetto coglie il duplice importante obiettivo: sostenere l'iniezione nel sistema produttivo di persone che hanno investito in conoscenza, e assicurare alle più giovani generazioni, quelle più capaci e preparate, un futuro lavorativo incoraggiante e compatibile con le sfide e le competenze necessarie in una società come la nostra. Ma perché l’iniziativa funzioni, si spera che la crisi duri solo fino al 2010.
Le previsioni pessimistiche parlano di una crisi lunga che durerà qualche anno ancora e non sarà possibile tornare, una volta passata la tempesta, alla “normalità'' di prima. Questo perchè la crisi ha svelato traumaticamente i limiti del modello di governo delle economie che ha accompagnato la crescita mondiale negli ultimi anni. Si quindi è ricorso alla memoria storica per cercare le analogie e le spiegazioni della crisi e per trovarne i rimedi, ma senza una profonda revisione delle “regole” e senza rimettere al centro il lavoro, il sistema economico capitalistico è destinato a subire crisi globali sempre più frequenti e profonde.
Diventa quindi necessario articolare e integrare la proposta.

Tanti giovani freschi di studi appaiono agli occhi delle imprese non occupabili, per la ragione che il sapere acquisito non consente di generare valore aggiunto sin dalle prime fasi dell’inserimento lavorativo. Una volta entrati in azienda hanno comunque bisogno di tempo prima di diventare attivi: questo è un problema per le imprese. Inoltre sono necessari lavoratori non solo capaci di apprendere in fretta ma anche di inserirsi in modo positivo nel sistema di relazioni. Stage e tirocini di studenti ed universitari su idee progettuali da concordare con le imprese, enti ed istituzioni, sono molto utili per fare esperienza sul posto di lavoro. Ma i giovani devono poter contribuire svolgendo mansioni qualificate, anche con tutoraggio di esperti in funzione degli studi intrapresi. Ripensare queste opportunità concentrandole sulle mansioni utili e legate al campo di studi è un modo per preparare meglio le persone.
Anche le tesi di laurea e progetti per la maturità potrebbero essere più mirati a partire dal contesto socio-economico locale: un’opportunità per il giovane che vuole scommettere sull’impresa e sul suo futuro. Dopo la valutazione queste potrebbero essere presentate in delle vere e proprie “aste” promosse dalla società civile ed istituzioni. In merito, una possibilità in più offerta dalla riforma, che non sempre è stata sfruttata, prevedeva che le stesse aziende contribuissero alla scelta dei piani formativi promossi dalle università, senza ingerenza ma in una collaborazione concreta. O quantomeno che gli esperti del settore riuscissero a incidere sui corsi. Non parliamo di ingerenza del mondo imprenditoriale sul sistema accademico ma di collaborazione tra le parti.

La sfida è nel preparare e accompagnare quotidianamente le persone nell’inserimento al lavoro ma anche nella loro successiva qualificazione, e nell’eventuale, anche se mai auspicabile, uscita dal lavoro. Per questa ragione, è compito di tutti gli Enti con cui un cittadino entra in contatto (comprendendo anche le aziende, le categorie economiche, enti locali e pubblici…) fornire, ciascuno per la sua parte, le occasioni per un completo sviluppo delle potenzialità delle persone.
Si vince così, con la competenza acquisita attraverso l’intreccio di formazione ed esperienza, la sfida della complessità, della flessibilità e della competitività, formando e proteggendo dall'ingresso nel mondo del lavoro, fino all'eventuale perdita dello stesso. Integrare i sussidi (anche legati agli ammortizzatori sociali) e ricerca attiva del lavoro con riconversione, qualificazione e formazione permanente è dunque la scelta vincente!
Per questo da tempo riteniamo più che mai necessario l’introduzione di conti vincolati che siano intestati ad ogni nuovo nato - sin dal terzo di gravidanza - e che siano alimentati da risorse private e pubbliche di concerto con il sistema locale delle fondazioni e bancario, e che maturi negli anni rendendo disponibile un capitale da investire per attività di formazione o di avvio di una nuova impresa. Questo potrà essere restituito gradualmente a tasso zero dalle famiglie o dai singoli per aiutare, a sua volta, altri.

Quanto riusciremo a fare sarà valido solo se continuerà nella ricerca di un forte connubio e di un costante dialogo costruttivo e reciprocamente propositivo tra università, imprese, istituzioni e contesto socio-economico del territorio, al fine di poter dare risposte concrete all’esigenza di avere giovani adeguatamente preparati per affrontare e vincere le future sfide, della vita e della globalizzazione.
Pur essendo molti di meno, i giovani italiani per amore o per forza percorrono assai più lentamente che in passato - e rispetto i coetanei europei - le tappe che portano all’autonomia dell’età adulta. I giovani completano gli studi, entrano nel mondo del lavoro, mettono su casa, formano la loro famiglia assai più tardi di prima. Pur vivendo bene, in larga misura grazie alle risorse dei genitori, contano poco nella società, nelle professioni, nella politica, nella ricerca e nelle imprese. Con pochi giovani, scarsamente valorizzati e non considerati per il merito, il nostro paese appare stanco e incapace di slancio, e non all’altezza di uno scenario globale che non fa più sconti a nessuno.
Quindi è più che mai necessario collaborare con obiettivi concreti e misurabili, attraverso la verifica dei risultati parziali raggiunti, all'interno di un patto territoriale per la persona e il lavoro, in modo da poter strutturare persino i contratti di lavoro. All'interno di questo Patto, dove i Mille Giovani da assumere devono esserci, i Comuni e la Provincia hanno il fondamentale ruolo di promuovere e coordinare le azioni, in modo che abbiano un’azione sociale condivisa e comune.

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