domenica 27 marzo 2011

Psicoanalisi e democrazia

Segnaliamo un incontro che si terrà venerdì 1 aprile 2011 alle ore 17:30 a Bologna in Piazza Maggiore, 6.

Ultimo incontro del Corso su "Le relazioni di potere nella società contemporanea" organizzato dall'Istituto De Gasperi: si tratta de "L'apporto della psicoanalisi alla democrazia".
L'argomento può apparire singolare e marginale rispetto alle questioni oggi in discussione, ma gli organizzatori credono, invece, che in questa preoccupante fase della nostra situazione sociale e politica, si abbia l'esigenza di riscoprire i fondamenti e le dimensioni che stanno alla base del nostro sistema democratico che deve essere costantemente "rigenerato".




Pubblichiamo la lettera ricevuta dall'Istituto Regionale di Studi sociali e politici “Alcide De Gasperi” - Bologna

Gentile Amica ed Amico,
dopo l’audio Le inviamo il testo scritto dell’intervento che Massimo Recalcati, psicoanalista e docente universitario, ha pronunciato il 1 Aprile a Bologna, Palazzo d’Accursio, sul tema: "L’apporto della psicoanalisi alla democrazia tra vecchi e nuovi totalitarismi”.
E’ un testo molto denso e impegnativo, che va assimilato con pazienza, utilizzando la matita rossa per le sottolineature del caso. E’ un testo, lo ricordiamo, offerto nell’ambito di una iniziativa formativa (il nostro Corso di Seminari sulle “relazioni di potere. Dalla potenza del tiranno al potere sociale”).
Potenti gli snodi dell’intervento: la democrazia e il pluralismo attraversano, prima ancora che la società, il mondo del singolo e la soggettività (il confronto “parlamentare” tra io, es, super-io; la sofferenza, in genere, dipende dall’ipertrofia e dalla dittatura dell’io!); il tema del confine e l’ascolto dello straniero che è in noi e fuori di noi (c’è malattia non perché c’è il confine, ma a causa della sua rigidità); il problema della democrazia come forma di legame mai compiuto: democrazia, tirannide/totalitarismo non stanno tra loro in un rapporto di pura alternativa, ma di implicazione problematica (il molteplice cerca l’uno, la massa il padrone!); il potere paranoico dei totalitarismi del ‘900 (la Causa con la C maiuscola, il sacrificio dell’individuale, il mito, l’ipervalorizzazione dell’istituzione, l’unica verità sulla storia, l’identificazione delle masse nel Capo, la ricerca del nemico e la guerra). Lo sconcertante capovolgimento di segno del totalitarismo di oggi nell’interpretazione del berlusconismo: il trionfo del godimento cinico dell’oggetto, del danaro come convertitore valoriale per eccellenza, dell’individuale e dell’anti-istituzionale; la democrazia come “rottura di scatole”; la dimensione senza verità dei discorsi (la verità è la menzogna!). Il motto del perverso “perché no?”, perché rinunciare, e la necessità di trovare forti argomenti per una risposta convincente. Il testo che diffondiamo è stato trascritto dall’audio a cura di Giuseppe Barile e del suo blog http://controllocittadino.wordpress.com. Li ringraziamo per il prezioso dono.
Il nostro incontro ha suscitato diverse reazioni, anche tra specialisti. Il Blog dell’Associazione Centro Studi Nuove Generazioni diretto da Carlo Pantaleo http://associazionenuovegenerazioni.blogspot.com ha pubblicato il commento-riflessione di un partecipante all’incontro, Maurizio Montanari, del Centro di Psicoanalisi Applicata Libera Parola di Modena (vedi allegato). Grazie per l’attenzione, la divulgazione, la partecipazione, lo scavo...
Un cordiale saluto.
Il Presidente Domenico Cella
Il Vice Presidente Piero Parisini
Il Responsabile dei Seminari Gianluigi Chiaro


2 commenti:

  1. E’ assai stimolante lo spunto offerto dal Convegno ‘Psicoanalisi e democrazia’ tenutosi ieri a Bologna.
    La psicoanalisi, si sa, è il luogo principe della circolazione della parola, la stanza delle ‘libere associazioni’. E’ il posto nel quale il soggetto reclama la sua intima ed irriducibile libertà a ‘dire’, a portare in parola qualsiasi cosa.
    Il setting analitico, come elemento contenitore di questo esercizio di democrazia, non è per sua essenza democratico, in quanto è l’analista che orienta e conduce la cura della parola. Una contraddizione solo apparente.
    In ciò è racchiusa e dipende la questione: il movimento psicoanalitico, nel suo insieme, può dare un apporto alla democrazia, soprattutto in questi tempi? Cioè può estendere il motto freudiano del dire quel che si vuole nel modo che si desidera al legame sociale, contaminando i media, le istituzioni politiche e sociali? I gruppi fondati su un credo, politico o religioso che sia? Può ( vuole ) toccare tutte quelle aree del sociale dove il soggetto è ‘chiuso’ nel silenzio? Deve. O almeno, dovrebbe. Questa prospettiva liberatoria parte ovviamente dal sintomo, via principale d’ingresso in analisi dal quale il nevrotico vuole liberarsi. Riguarda poi il concetto di follia, in omaggio all’assunto che il folle ha diritto di parola ( si pensi a istituzioni che accolgono bambini autistici o portatori di gravi turbe relegati sovente a corpi inerti).
    Un azione a tutto campo dunque, che principia dal paziente sul lettino sino ai detenuti negli opg, per dare la parola a ciascuno. Uno per uno.
    Come la vuole dire,. Se la vuole dire.
    Questo è senza dubbio l’apporto più importante della psicoanalisi alla democrazia.

    Ma per fare questo, è necessario che chi apre le porte alla gentilezza sia, in questo caso, gentile, parafrasando al contrario la lezione di Brecht. E’ fondamentale che la Psicoanalisi ( nel setting come pratica clinica, nel suo organizzarsi come istanza sociale ) sia democratica. Per questo lo psicoanalista deve essere, al netto della conduzione della cura, intimamente democratico.

    E’ utile sapere che esiste una vasta letteratura dedicata agli errori analitici e alle malepratiche . Dal celebre ‘Libro nero della Psicoanalisi’, all’ottimo ‘Al di la delle intenzioni. Etica e analisi’ di Luigi Zoja.
    Testi scomodi, ma per questo importanti. Testimonianza di chi non ha potuto testimoniare. Puntano l’attenzione sulle cure che deragliano, laddove il democratico principio della libera associazione è messo in scacco da errori clamorosi, sviste, conduzioni analitiche opache. Sopraffatto da quel proprio non lavorato e non filtrato che irrompe in seduta, quel controtransfert con il quale ogni bravo analista deve fare i conti. Ebbene, per garantire un contributo alla democrazia, la comunità analitica deve essere organizzata in modo democratico e dunque dialettico. E per fare questo, lo psicoanalista deve saper contemplare la periodica rettifica del proprio agire in un confronto tra pari. Avere buoni quarti di democraticità si traduce nel porsi come parte di una rete, più ampia, ( democratica, appunto) che possa osservare ed eventualmente correggere eventuali svarioni, errori, condotte malevole. Solo in questo modo la Psicoanalisi può dare un vero contributo alla democrazia, intesa come lotta alla parola segregata. La psicoanalisi è democratica in quanto opposta alla censura della parola.


    Questo assunto è magistralmente illustrato da una massima di Jacques Lacan nel Seminario ‘L’Etica della Psicoanalisi’: ‘ L’analista, dico, da qualche parte, deve pagare qualcosa per reggere la sua funzione. Paga in parola, paga con la sua persona. Infine bisogna che paghi con un giudizio sulla sua azione. E’ il minimo che si possa esigere’ .


    Maurizio Montanari
    Centro di Psicoanalisi Applicata LiberaParola
    Modena

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  2. Una precisazione sola, io non ero presente all'intervento.

    Cordilaità

    M Montanari

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