mercoledì 27 ottobre 2010

Dall'Edificabilità alla Multifunzionalità

a cura di Michele Giovannetti
Responsabile Area Sviluppo Rurale e Turismo


Garantire e gestire la “qualità della vita” attraverso la multifunzionalità

Migliaia di chilometri di strada, costi ambientali elevati e prodotti di cui si ignora la provenienza, non sempre sicuri sotto il profilo igienico-sanitario e dei quali non si conosce il costo umano causato dalle condizioni di lavoro di chi li produce, mentre è ben chiaro il costo sociale della concorrenza sleale per chi vive il nostro territorio.
E' questo il bilancio di una economia consumista vocata fortemente allo spreco delle risorse di ogni genere (umane, ambientali ed economiche). Un concetto di consumo che si è esteso troppe volte e per troppo tempo anche al nostro territorio, dove le rendite fondiarie e la ricerca del lusso hanno spinto molte persone verso una speculazione, soprattutto edilizia, che non portasse profitto altro che non ai propri redditi già acquisiti. Questo, mentre non venivano premiati - quando non addirittura disincentivati - i giovani che vogliono competere, fare impresa e arricchire il nostro entroterra riacquistando la volontà e il senso di lavorare la terra e goderne dei frutti quale parte qualificante della nostra cultura e strumento educativo fondamentale.
Ma le motivazioni di questo nostro tentativo di stravolgere l'accezione di "riminizzazione" in un concetto simbolico di rilancio e sviluppo - non solo crescita - territoriale non sono solo intrinseche dei prodotti che consumiamo o delle posizioni di rendita che vediamo prevalere.
Infatti la conservazione del territorio, affidata alle talvolta povere comunità rurali della collina, ha un ruolo vitale per la sicurezza dell’agricoltura di pianura e per le città, attraverso il delicato equilibrio dei complessi sistemi idrogeologici ed ecologici che caratterizzano il nostro Paese.

Agli abitanti delle zone rurali vanno quindi garantiti gli stessi diritti e la stessa dignità e a seconda delle condizioni le stesse opportunità degli altri cittadini e lavoratori. È necessaria una nuova cultura che valorizzi la dignità di chi sceglie di rimanere a lavorare in campagna, sia nelle zone pianura che in quelle collinari attraverso il riconoscimento della multifunzionalità dell’agricoltura, cioè la capacità del settore primario di dare origine a produzioni congiunte: beni fisici, servizi diversi ed esternalità ambientali. A tale dignità deve contribuire l’azione educativa della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale e della società, degli Enti Locali.

Per questi motivi abbiamo deciso di essere promotori di questo contributo al Piano Strutturale Comunale e più precisamente al Regolamento Urbanistico ed Edilizio che sarà allegato allo stesso PSC. Un contributo che vi chiediamo di partecipare e sottoscrivere qualora vi rispecchiaste nei suoi principi.

Grazie,

Giuseppe Salvioli
Presidente Coldiretti Provincia di Rimini

Michele Giovannetti
Responsabile Area Sviluppo Rurale e Turismo Associazione Centro Studi Nuove Generazioni
Presidente Circolo ACLI Società Libraria




martedì 19 ottobre 2010

Diritto ed economia: un difficile ma pur necessario incontro

di Federico Caffè
in "Problemi attuali dell’impresa in crisi, studi in onore di Giuseppe Ferri", Cedam, Padova, 1983.


Proponiamo qui sotto un lungo articolo di Federico Caffè da scaricare, come approfondimento e spunto per la discussione, a seguito del Seminario tenuto durante le Meditazioni 2009.


Clicca qui per scaricare l'articolo di Caffè in PDF


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Segnaliamo che lunedì 15 novembre 2010 alle 17:30 si terrà presso la sede dell’Associazione fra le Banche Popolari a Roma, un incontro organizzato dal Centro Studi Federico Caffè del ciclo “Colloqui Federico Caffè”, con il Prof. James Kenneth Galbraith, dal titolo: “The Great Crisis, the Keynesian rising and great neo-liberal counter-attack: a study in the power of the Predator State”, tratto dal suo ultimo lavoro del 2008 (The Predator State). Durante l'incontro l'autore parlerà fra l'altro delle cause e degli aspetti di maggiore criticità della crisi economica internazionale.

Clicca qui per scaricare l'invito all'incontro

domenica 17 ottobre 2010

Il cibo come eredità culturale

Una riflessione sui prodotti tipici locali
di Michele Giovannetti

Grande spolvero ha in questi anni il tema dei prodotti tipici locali, come bene di consumo etico, solidale e sociale. Credo che non vi sia altro argomento ugualmente valido per definire il consumo alimentare come in questo caso, un linguaggio sociale. Dobbiamo però fare una distinzione fra il prodotto in sé, inteso solamente come bene di consumo al cui acquisto corrisponde un valore aggiunto per l’economia locale, e tutto l’insieme di relazioni espresse dalla sua ideazione, creazione e consumo. Commercializzando sul mercato estero un prodotto locale della cucina italiana, diventa evidente tutta l’immaterialità che emana per noi un salame, specie quando affettato e nel caso romagnolo, posto su una piadina. Viene da pensare, quanto sia sincretista, esportare un prodotto, il salame in questo caso, e quanto sia invece più ecumenico esportare un territorio, una tradizione come quella della piadina con il salame. Perché una cultura estera, nel secondo caso, non solo riceve dall’esterno un bene di consumo che entra a far parte del suo “melting pot”, quanto l’identità di un territorio, la mentalità dei suoi abitanti. Che non sono solo compagni, ovvero non spezzano solo il pane condividendolo fra loro, ma è dal loro sinecismo, cioè dalla loro scelta di “abitare insieme” e vivere in relazione, che hanno ideato qualcosa che superasse il gusto di una carne mista essiccata per la conservazione. Una frase di Gilbert K. Chesterton che sempre mi colpisce, è questa: “Togliete il Credo di Nicea, e farete uno strano torto ai venditori di salsicce”. Non vi è espressione più ironica e felice, per dimostrare come in realtà un prodotto abbia la propria peculiarità e derivi il proprio apprezzamento non soltanto dall’impressione gustativa che lascia ai sensi, ma quanto più dall’espressione di una cultura e tanto più da una religiosità condivisa. Basti pensare all’episodio delle nozze di Cana in cui i profumi del cibo salgono in cielo come una preghiera, e prima ancora, a tutte le tradizioni ebraiche legate al cibo e al suo valore di olocausto, insomma, come tutte le cose migliori il Cristo le abbia fatte a tavola.
Quindi, tornando al tema iniziale, l’acquisto di un prodotto tipico locale, non deve essere solo un gesto di filantropia e solidarietà sociale, quanto il presupposto per il riconoscimento, il conferimento di una identità e l’arricchimento personale. Apprezzare il cibo, e ancor di più un pasto, con le sue formulazioni tipiche di un luogo, significa assaggiare una cultura e trarne nutrimento: prima ancora che per il godimento o la sazietà della pancia, per lo spirito. Un esempio? Ce lo può portare Leo Moulin, sociologo dell’alimentazione quando pone a confronto la cucina polacca, italiana e tedesca senza doversi per forza gettare nell’esotismo alla moda della cucina orientale. Al minimalismo tedesco, si accompagna l’abbondanza polacca ed italiana, le cui culture, per quanto poco se ne sappia, sono storicamente molto legate.
Non so, se posso aver colpito nel segno, e se ho tramandato una giusta impressione di quanto il cibo e il suo consumo, specie a livello di tipicità, non sia una mera questione di individualismo e golosità. Però sono convinto che ciascuno sappia, come italiano soprattutto, che la pasta fatta in casa dalla nonna, senza tener conto da dove vengano le uova, sia sicuramente, sempre, il piatto migliore.

sabato 9 ottobre 2010

Cibo, dialetto, agricoltura:

secoli di storia e tradizioni possono essere cancellati?


Venerdì 5 novembre 2010 dalle ore 9:30 si svolgerà a Santarcangelo di Romagna il convegno organizzato da Coldiretti Rimini: "Cibo, dialetto, agricoltura: secoli di storia e tradizioni possono essere cancellati?", con il patrocinio fra gli altri dell'Associazione Centro Studi Nuove Generazioni.

Moderatore
Giorgio Tonelli - Giornalista RAI
9,30 Saluti di apertura
Mons. Francesco Lambiasi - Vescovo di Rimini
Mauro Morri - Sindaco del Comune di Santarcangelo di Romagna
Jamil Sadelghovaad - Assessore Provinciale alle attività produttive
Giuseppe Salvioli - Presidente Coldiretti Rimini
10,00 Cibo, consumi, globalizzazione sicurezza alimentare: un patto tra agricoltura e cittadini
Rolando Manfredini - Capo area Coldiretti qualità e sicurezza alimentare
10,30 Il dialetto è l’amore per la propria terra (voci, colori e sapori del dialetto)
Tonino Guerra
11,00 Dialetto tra passato presente e futuro
Giuseppe Bellosi - Studioso del folclore e del dialetto romagnolo
11,30 Il lavoro in agricoltura e le prospettive del settore
Rino Ghelfi - Docente di Economia ed Estimo Agrario - Facoltà Agraria Università di Bologna
12,00 Conclusioni
Gianluca Lelli - Direttore Coldiretti Emilia Romagna

Siete tutti invitati a partecipare.

Clicca qui per scaricare l'invito al convegno

mercoledì 6 ottobre 2010

Giovani e innovazione, motore dello sviluppo

a cura di Carlo Pantaleo
Presidente Associazione Centro Studi Nuove Generazioni

È un’impresa titanica, ma dobbiamo governare la crisi, per difendere tutti.
Se l’origine del sisma è internazionale, non possiamo aspettarci una risposta dallo stesso lato, ma dobbiamo partire da chi ne sta subendo le conseguenze in maniera più rigida, promuovendo lo sviluppo locale in cui le debolezze territoriali diventano urgenti sfide per il futuro. Questo per la maggior capacità di reazione che il tessuto sociale di imprese locali e di grandi imprese gestite localmente di cui è fatta l’Italia, ha sempre dimostrato...

Questa proposta si inserisce in una concezione di welfare attivo, orientato allo sviluppo e non alla sola funzione di protezione e sostegno di una categoria debole. Assume una logica premiante, sostiene il dinamismo delle giovani generazioni aiutandone la transizione all’autonomia, li coinvolge direttamente nella costruzione del proprio futuro generando effetti che moltiplicano l’impatto e generano maggior fiducia e speranza, al di là delle condizioni di partenza.

Clicca qui per scaricare la proposta completa

Potete trovare il documento anche sul sito della 46° Settimane Sociali dei Cattolici Italiani nella pagina relativa ai "Contributi alla riflessione" cliccando QUI.

lunedì 4 ottobre 2010

Scomparsa Antonio Cialabrini

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza dell'assessore alle Politiche educative del Comune di Rimini, Samuele Zerbini, in occasione della scomparsa avvenuta ieri di Antonio Cialabrini che è stato tra i protagonisti dell'evoluzione strutturale e pedagogica dei nidi e asili comunali riminesi.

"Ho conosciuto Antonio Cialabrini appena fui eletto consigliere comunale, 12 anni fa. Di lui subito mi colpì la grande passione per l'educazione, e la disponibilità al confronto, al dialogo, ed alla sperimentazione di nuove soluzioni, dote rara. Del resto, fu lui nel 1980 a sperimentare per primo il "Progetto Natura", che tutt'ora prosegue con grande soddisfazione. Era il suo modo di puntare sull'autonomia del bambino. Fu tra i primi a scommettere sulla valenza educativa dell'Asilo Nido, quando per tutti era ancora un servizio sociale di semplice custodia di bambini. E costruì il sistema dei nidi e delle scuole dell'Infanzia del Comune di Rimini riconoscendo che la scommessa educativa doveva essere una responsabilità collettiva, fra maestre, Amministrazione e società, costituendo i Collettivi degli Insegnanti che ancora oggi fanno delle Scuole Comunali un punto di eccellenza. Infine, seppe essere non solo dirigente, ma amico e maestro di molti insegnanti e dirigenti che oggi lo ricordano con dolore per la scomparsa, ed affetto. Le scuole di Rimini devono molto a lui, e non posso che unirmi al cordoglio, aggiungere la mia personale gratitudine, ricordando come le sue idee e il suo lavoro continuerà a vivere nelle opere che ha fatto."

Lamento di un turista per una terra non sua

Pubblichiamo qui di seguito un articolo di Michele Giovannetti che ben si allaccia a quello di Giulia Ceccarelli sulla sua Route in Sicilia: lei descrive la malavita attraverso i comportamenti personali, lui attraverso le cose; lui propone il sostegno ai giovani che coltivano il territorio, lei ai centri culturali contro il pensiero mafioso. Tutto questo non è forse la stessa cosa, vista da un cambio di prospettiva?

Sono tornato da poco dalla Calabria, dove ho soggiornato per qualche giorno nel Cirotano, per l'esattezza Punta Alice, che, tracciando un segno invisibile sulla cartina geografica, si congiunge in un arco con Santa Maria di Leuca: un semicerchio nello Jonio, mare bello e pericoloso, un semicerchio che ricorda il famigerato Triangolo delle Bermuda... Un semicerchio dove scompaiono navi, un semicerchio dove affondano per nubifragio da tempi antichi, coi loro tesori, o vengono affondate, come nei tempi moderni, con un carico di veleni. Su queste coste sorgevano templi sacri agli dei, dai quali uno sguardo si gettava sul nero mare, sul Mistero. Templi, come quello di Apollo Alaios, che venivano fondati perchè era il termine di un lungo peregrinare, come quello di Filottete, che, narra la leggenda, proprio a Punta Alice costruì un tempio dedicato ad Apollo, dio del Sole e dell'ordine celeste. Proprio su quel tempio ai cui fianchi ancora oggi lussureggia una pineta, imbrattata di rifiuti, plastica, vetro, water. Qui, a fianco, si ergono i Mercati Saraceni, luogo indimenticato dove per secoli si sono date appuntamento le popolazioni del mare, per scambiarsi cibo, vesti, preziosi, parole. Magari le stesse "non ti dimenticherò...", "ti amo", che oggi abbruttiscono le mura di qualche fatiscente casa lasciata a metà, spreco di malta e sudore. Qui, a Punta Alice, si gode di una vista meravigliosa sulle dune mobili della Cervara e sulla Saliera della Syndial, un'altro nome per chiamare ENI, ENEL, qualche ente para-statale paraculato, probabilmente costruita nei ruggenti '80, quando il mattone e l'industria andavano forte, specie dove non c'erano piani regolatori né regole. Che spettacolo. Ma il Cirotano è spettacolare, coi suoi paesaggi, col suo mare, con i suoi sapori e i suoi profumi, come il Crotonese. Non importa se sulla statale vedi le prostitute (più vestite che a Rimini, in verità) o gli immigrati. Non importa se ti fermano i Carabinieri, si accorgono che non hai fatto la revisione all'auto e dicono "guarda, se andavi senza cintura o a velocità elevata" - in curva - "non ti facevamo niente, ma questo non passa". Sono 150 euro di multa, libretto sequestrato, divieto di recarsi da alcuna parte all'infuori dell'abitazione. Cavoli, grazie, siccome viaggiavo con una mina sotto il culo.. Era meno grave se ammazzavo qualche ragazzo che salta fuori da dietro un cassonetto (pardon, di cassonetti qui, non ce ne sono). Magari uno di quei 3 ragazzi che viaggiano senza casco su un cinquantino, per il centro di Cirò Marina. Ma si sa, son ragazzi. Di qui, finite le superiori, se ne andranno, e forse, non faranno più ritorno. Rimarranno quei vecchi, seduti di fronte agli usci, che ti scrutano stanchi, nel silenzio di un futuro che non esiste. Rimarranno loro, nell'attesa della strombazzata di clacson - che si usa a saluto - del vicino di casa. Qui, non si va né a piedi, né in bici. Rimarranno i vecchi e poi se ne andranno anche loro. Rimarranno, resisteranno come tante trincee, le file verdi del gaglioppo, queste viti che sono la storia di una terra. Rimarranno quegli acini rossi, da vendemmiare, nella speranza che poi, non vadano persi perchè non c'è una cantina dove fare il vino, insieme. Sì, questo splendido vino, questi splendidi sapori della terra e del mare, come la sardella, resisteranno. Finchè qualche giovane non tornerà a raccoglierli e resisterà anche lui, come hanno resistito quei soldati bizantini o angioini radunati dalla fede in Cristo, che sotto il vessillo di Maria e riuniti in una chiesetta di un qualche forte o castello sparso sulla costa, hanno pregato e sparso sangue per difendere sassi e pietre, poche viti e qualche orto frammisto a zolle bruciate dal sole, da pirati cilici o cretesi, da arabi o turchi. Resisteranno sì, resisteranno all'ndrangheta, a politici corrotti, all'indifferenza e all'insofferenza maleducata e scomposta dei compaesani, resisteranno per quel sole caldo e col calore di quello sdegno dell'ingiustizia e del brutto che abbruttisce, quel calore che li farà grandi, come i gli eroi e gli antichi, di cui questa splendida terra conserva il ricordo e le gesta. Andate in Calabria, andate per loro.