domenica 5 giugno 2011

La famiglia e i nuovi media

di Isabella Rinaldi

Scopriamo, con la forza dell’evidenza, che non solo è possibile un’altra comunicazione, cioè un uso dei media più attento ai valori dell’uomo, ma che i media stessi sono quasi geneticamente fatti per rendere gli uomini più uniti e migliori”.
(Nedo Pozzi coordinatore di NetOne)

Il dio digitale arriva ormai ovunque e non c’è verso di salvarsi dalla sua espansione. Sempre più ci si chiede come abbiamo fatto a fare senza determinati strumenti fino ad ora. Siamo passati dalla sparuta presenza di qualche telefono alla presenza di uno o due cellulari nelle borse e nelle tasche della maggior parte delle persone. La Rivoluzione Digitale invade direttamente o indirettamente ogni campo dell’agire umano.
IL PRIMO MEZZO DI TRASMISSIONE, IL PIU’ VALIDO, SIAMO NOI STESSI: NON SOLO COMUNICARE, MA DARSI NELLA COMUNICAZIONE.





L’era digitale e la sua valenza antropologica: i nativi digitali
di Tonino Cantelmi
Professore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, LUMSA – Roma
Professore di Psicopatologia, Università Gregoriana – Roma

Che cosa è la vita reale?
Un’altra finestra aperta sul mio desktop!


1. Introduzione: la Rete delle Reti ed il suo impietoso fascino sulla mente umana

Il fascino impietoso e seduttivo di Internet non sembra lasciar scampo: la Rete delle Reti è ora demonizzata ed assimilata ad un invincibile mostro divorante, ora invece esaltata e beatificata per le sue immense potenzialità. No, non c’è dubbio, la Rete delle Reti rappresenta comunque la vera, straordinaria novità del III millennio: presto gran parte dell’umanità sarà in Rete. Stiamo assistendo dunque ad un cambiamento radicale e siamo forse di fronte ad un passaggio evolutivo. L’uomo del terzo millennio, in altri termini, sarà diverso: la mente in Internet produrrà eventi e cambiamenti che non potremo ignorare.
Tuttavia Internet è solo uno dei tanti cambiamenti indotti dalla rivoluzione digitale, la cui tecnologia non può essere semplicemente interpretata come “strumenti”: la rivoluzione digitale è tale perché la tecnologia è divenuta un ambiente da abitare, una estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale e che determina vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza, capace di rideterminare la costruzione dell’identità e delle relazioni, nonchè il vissuto dell’esperire.
Come per ogni innovazione tecnologica, accanto agli iniziali entusiasmi giustificati dalle enormi potenzialità di questo media, sempre più specialisti si sono interrogati sui rischi psicopatologici connessi all’uso e soprattutto all’abuso della Rete. In particolare si è ipotizzata l’esistenza di una forma di dipendenza dalla Rete, definita IAD: Internet Addiction Disorder. In realtà non dovremmo trascurare il fatto che tutto nacque per un fantastico scherzo planetario: uno psichiatra americano fece girare in Rete i criteri diagnostici per la dipendenza da Internet, mutuati dal DSM IV. Come spesso succede in Rete, la fantasia fu superata dalla realtà, sia pure virtuale: la dipendenza divenne un argomento straordinariamente attuale. Dibattuta, demonizzata, esaltata: la Rete non colse la differenza fra realtà e scherzo. Altra beffa clamorosa fu l'invenzione di gruppi on line di auto-aiuto per retomani. L’Internet Addiction Disorder, quella vera e non la beffa, divenne un fenomeno noto al di fuori della Rete quando nel 1996 la dottoressa statunitense Kimberly Young, dell’Università di Pittsburg, pubblicò la ricerca “Internet Addiction: the emergence of a new clinical disorder” (1996), relativa allo studio di un campione di soggetti dipendenti dalla Rete. Da allora ad oggi sulla stampa vengono continuamente riportate le vicissitudini dei soggetti affetti da questa nuova patologia. Anche le ricerche che ho presentato in Italia dal 1998 hanno avuto una eco sorprendente sulla stampa, amplificata dalle TV e dalle radio...

2. La tecnomediazione della relazione nell’epoca della modernità liquida
3. La crisi dell’identità nella società postmoderna e la tecnologia digitale
4. Predigitali, generazione di mezzo, nativi digitali: il silenzio degli adulti e la sfida educativa
5. Chiesa e byte
6. Quale sarà il futuro prossimo venturo?

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