di Floriano Roncarati
Collaboratore a diverse testate giornalistiche, è componente dell’Ufficio Stampa della FID; conduce dagli Studi dell’emittente “Ciao Radio” di Bologna la trasmissione sportiva “Fari puntati su…” e cura una rubrica di motorismo, è membro dell’”Osservatorio regionale sull’associazionismo di promozione sociale” della Regione Emilia – Romagna ed è componente della “Lega Pensionati Cisl San Vitale – Bologna”
Collaboratore a diverse testate giornalistiche, è componente dell’Ufficio Stampa della FID; conduce dagli Studi dell’emittente “Ciao Radio” di Bologna la trasmissione sportiva “Fari puntati su…” e cura una rubrica di motorismo, è membro dell’”Osservatorio regionale sull’associazionismo di promozione sociale” della Regione Emilia – Romagna ed è componente della “Lega Pensionati Cisl San Vitale – Bologna”
In un momento nel quale la rappresentanza dei lavoratori è sempre più messa in discussione da un modo di concepire la vita nella quale il “Sindacato” è ritenuto un “inciampo” nell’organizzazione del lavoro, è necessaria un’azione socio-culturale che riaffermi il “ruolo del Sindacato” come protagonista della vita della società, dove l’impegno del singolo si fonde nell’azione collettiva.
Nel mondo fare il sindacalista è sempre più pericoloso. La Confederazione Internazionale dei Sindacati ha presentato a Bruxelles il Rapporto annuale sulla violazione dei diritti sindacali nel mondo; la CSI evidenzia l’aumento drammatico del numero di sindacalisti uccisi nel 2009: il loro numero ammonta a 101, con un incremento del 30% rispetto agli anni precedenti. Il rapporto rileva pure un aumento della pressione sui diritti fondamentali dei lavoratori insieme agli effetti del peggioramento della crisi globale per l'occupazione. La crisi economica e finanziaria ha avuto un impatto enorme, a partire dal 2008, sul livello occupazionale nel mondo; milioni di posti di lavoro, infatti, sono stati eliminati e la minaccia della disoccupazione pesa ancora su altri milioni di lavoratori. In molti paesi, nonostante la richiesta del G20, le autorità pubbliche e le imprese hanno continuato a usare la crisi come scusa per indebolire e violare i diritti sindacali; i lavoratori e le organizzazioni che svolgono attività sindacale sono sempre più bersaglio di attacchi, anche in Europa. Il compito fondamentale dei sindacati, in altre parole la tutela e la promozione dei diritti dei lavoratori e il lavoro dignitoso per tutti, sta incontrando sempre maggiori difficoltà; da qui la necessità per le forze sindacali di elaborare strategie che sappiano anche creare nuove alleanze nella società. Per andare verso una nuova stagione della vita interna del Sindacato e che deve necessariamente avere riflessi nella società, pena una sua marginalizzazione, non si deve far prosciugare quel torrente di attività “pre-sindacale”. Esso serviva da “cerniera” fra il Sindacato e l’associazionismo, fra le organizzazioni dei lavoratori e la società, fra gli organismi di rappresentanza dei lavoratori ed un retroterra che era la linfa del Sindacato stesso e poggiava, fra l’altro, sul determinante contributo dell’associazionismo. In questi tempi i rapporti si sono “allentati” e forse un po’ “annebbiati”, spesso ogni “forza sociale” si è richiusa in se stessa in una “autosufficienza” che inevitabilmente diventa “autoreferenzialità”. Chi non sente questa esigenza di “ricollegarsi” è destinato a tagliarsi fuori dalla società e dalla storia; così come è finita l’esperienza della “potente” Democrazia Cristiana, può finire qualsiasi esperienza sociale o sindacale. Senza nuova linfa tutti gli organismi sono destinati a morire ed il contributo dell'associazionismo promuove la discussione in un ampio circolo che non è solo quello degli addetti a lavori. Purtroppo la “politica” è debole e non si intravede alcun progetto su un tema fondamentale: il “lavoro”; pure il movimento sindacale “soffre” un’analoga debolezza, pertanto deve recuperare in autorevolezza, elaborare idee e formare una solida classe dirigente.
Va ricordato che a Vancouver nel 2010 in Canada si è tenuto il secondo Congresso mondiale della Confederazione Sindacale Internazionale che aveva come tema: “Ora la gente: dalla crisi alla giustizia globale”. Il mondo dell’economia e del lavoro devono rimettere al centro dell’attenzione le persone, riequilibrando un contesto che finora ha privilegiato le banche e la finanza. Dal Canada giunge un appello che offre un respiro più largo per l’azione sindacale in Italia, dove troppo spesso certe forze vorrebbero fare passare i sindacati come elementi superflui della vita sociale. Le forze sindacali sono fatte apparire come organismi che fanno perdere tempo, perché “altri” sono i soggetti e gli ambiti che dovrebbero decidere sul mondo del lavoro. Proprio per questo tenere in conto la dimensione internazionale dei sindacati è una maniera per rafforzare la dimensione nazionale e locale delle rappresentanze dei lavoratori; i sindacati per definizione sono organismi che raccolgono i rappresentanti delle categorie produttive. La storia dei sindacati è soprattutto storia dei lavoratori: operai, impiegati e contadini, che si riuniscono allo scopo di difendere gli interessi delle loro categorie. L'attività dei sindacati viene espressa attraverso la contrattazione collettiva che risulta uno dei principali strumenti di autoregolamentazione per i rapporti di lavoro e per le relazioni sindacali.
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