mercoledì 9 giugno 2010

Responsabilità sociale e territorio - Un'opzione sostenibile oltre la crisi?

di Maurizio Temeroli
Segretario Generale della Camera di commercio di Rimini

Riflessioni per seminario "Responsabilità sociale e territorio - Un'opzione sostenibile oltre la crisi?”.

Porre il tema della responsabilità sociale alla base dello sviluppo di un territorio è un’opzione sostenibile sempre e costituisce per altro un’antidoto contro le crisi, come i fatti di questi ultimi due anni ci insegnano. Infatti, quella che stiamo attraversando, è una crisi di valori sul modo di fare impresa: una crisi generata dall’impresa basata sull’ingegneria finanziaria, che ha come obiettivo quello di fare soldi unicamente girando altri soldi. L’impresa vera, invece, è quella che produce beni e servizi generando ricchezza e benessere sociale.

Centrale quindi è il concetto del ruolo dell’impresa nella società. Un ruolo importante perché l’impresa non è un’isola ma una fonte di relazioni con diversi soggetti che ne determinano anche il profilo competitivo sul mercato. E questo è tanto più vero per il modello culturale italiano caratterizzato dall’ impresa diffusa sul territorio.
L’impresa socialmente responsabile è attenta al profitto (senza il quale non si genera sviluppo economico e benessere) ma è convinta che il profitto non sia il fine ultimo ma il mezzo attraverso il quale si raggiungono gli scopi veri di fare impresa:
dare continuità all’attività innovando e adeguandosi alle mutate esigenze del mercato; generare lavoro di qualità per i propri dipendenti;
partecipare alla crescita e allo sviluppo del territorio nel quale è collocata;
rispettare e valorizzare l’ambiente;
assicurare prodotti di elevata qualità ai propri clienti;
garantire ai fornitori un puntuale rispetto degli impegni; ecc.

Quindi responsabilità sociale d’impresa anche come risposta alla crisi.
Non credo infatti che la risposta alla crisi stia nella decrescita, come alcuni sostengono (partendo dal concetto che il mercato sia incapace di autoregolarsi). Sarebbe una rinuncia a realizzare il vero obiettivo che deve essere quello di uno sviluppo economico sostenibile, cioè capace di generare benessere per tutti i cittadini.
In altri termini la responsabilità sociale d’impresa deve essere vista come:
• non un ulteriore costo da sostenere ma un’opportunità di crescita;
• efficace contrasto agli effetti negativi della globalizzazione rappresentati dal disancoramento dell’impresa dal territorio e quindi dall’indebolimento del proprio ruolo etico e sociale;
• non semplice rispetto delle regole (non è solo “class action”) ma impegno attivo a produrre benessere diffuso.

Come Camera di commercio di Rimini, partendo da questi presupposti, a partire dal 2004, ci siamo mossi su tre livelli:
1. sviluppare la cultura della responsabilità sociale d’impresa (anche attraverso una contaminazione positiva tra mondo del profit e del non profit);
2. passare dal concetto di responsabilità sociale (individuale dell’imprenditore e della singola impresa) a quello di responsabilità sociale del territorio (collettiva) attraverso la creazione del “distretto economico responsabile”;
3. cominciare a pensare a prametri e indicatori che coniughino sviluppo economico e benessere dei cittadini.

1. Sviluppo della cultura della RSI
Dal 2004 attraverso la collaborazione con l’associazione “Figli del mondo” abbiamo creato decine di occasioni di incontro con numerose imprese del territorio: in 5 anni, dal 2004 al 2009, oltre 800 partecipanti, 110 imprese coinvolte.
Abbiamo creato un tavolo di confronto con le associazioni di categoria; prodotto materiale informativo; organizzato seminari tematici (gestione risorse umane, rapporto con l’ambiente, rapporto con il non profit, ecc.); partecipato al premio “Sodalitas”(la provincia di Rimini dopo quella di Milano è quella con il maggior numero di premi).

2. Creare il “distretto economico responsabile”
E’ l’obiettivo del progetto “percoRSI” cominciato nel 2008 e giunto quest’anno al suo terzo anno di attività.
L’idea si basa sul coinvolgimento non solo delle imprese, che rimangono comunque interlocutori fondamentali, ma anche di altri soggetti che operano sul territorio e che si impegnano, seguendo l’esempio di testimonials dello stesso ambito, a seguire delle buone prassi che, complessivamente, cominciano a delineare un atteggiamento diffuso di attenzione e applicazione attiva ai temi della responsabilità sociale.
Abbiamo coinvolto: imprese, associazioni di categoria, associazioni del non profit, ordini professionali, università, scuole, banca etica, istituzioni locali.

Con le scuole secondarie di 1° e 2° grado, in particolare, stimo portando avanti, in collaborazione con le associazioni di categoria più rappresentative a livello provinciale, un progetto dal titolo “la città dei mestieri: un ponte tra scuola e impresa” che in questo anno scolastico appena terminato ha coinvolto 14 scuole, 3800 studenti e 165 moduli didattici.
Con l’utilizzo di diverse tipologie di intervento (visite aziendali, stages, lavori di classe, ecc) il mondo dell’impresa e quello della scuola vengono a contatto attraverso la mediazione di imprenditori che volontariamente parlano del loro lavoro e della loro esperienza umana e professionale.

La motivazione che sta alla base di questo impegno della Camera di commercio è la convinzione che la competizione si misura sempre più a livello dei territori e che il modello italiano di coesione sociale, basato sulla piccola e media impresa e su un forte radicamento territoriale, possa essere vincente tanto più si ispira a comportamenti diffusi eticamente responsabili.

+ RESPONSABILITA’ SOCIALE= + COMPETITIVITA’= +PROFITTO=+BENESSERE PER I CITTADINI

Si tratta di far convergere soggetti e interessi che non sono affatto contrastanti, come spesso può apparire, per accrescere il capitale sociale, oltre che economico, della nostra comunità:

pubblico/privato
impresa/lavoro
profitto/consumo
ricerca/applicazione
sviluppo/ambiente.

Da sottolineare che nel territorio riminese, che ha fatto dell’ospitalità la propria principale vocazione, tali temi assumono un significato ancora più rilevante.
La vision del Piano Strategico di Rimini e del suo territorio, appena approvato, è “Rimini, terra di incontri”

Il progetto della Camera di commercio “percoRSI 2010”, affidato alla realizzazione dell’associazione “Figli del mondo”, è l’evoluzione del progetto dei primi 2 anni e prevede la realizzazione di laboratori (vedi locandina).

3. Sviluppo economico e benessere dei cittadini
Un atteggiamento di responsabilità sociale è anche quello di promuovere uno sviluppo economico che si trasformi in benessere per tutti i cittadini e non solo per pochi.
In una situazione di crisi economica come quella che stiamo vivendo (il PIL dell’Italia del 2009 e tornato a livello di quello del 2000 e quello della provincia di Rimini al livello del 2005/2006) è ancora più importante affiancare agli indicatori economici classici altri parametri che identifichino meglio il benessere dei cittadini (quello che si definisce tra serio e faceto il BIL, benessere interno lordo).
I dati economici ci dicono che lo sviluppo economico (inteso come incremento della ricchezza prodotta) non si trasforma tutto in benessere dei cittadini: dati abbastanza recenti rivelano che in Italia l’aumento del benessere è stato pari al 23% della crescita complessiva, al 28% in Emilia Romagna e al 30% a Rimini. E’ come se avessimo una macchina con due velocità.
E’ necessario quindi spingere anche su altri fattori che, nel loro insieme, definiscono quello che viene chiamato capitale territoriale, composto dal capitale naturale: territorio/ambiente/patrimonioculturale-artistico/popolazione;
capitale tecnico: rappresentato dai risultati ottenuti in termini di innovazione, internazionalizzazione, turismo, organizzazione d’impresa, ecc.
capitale umano: conoscenze della forza lavoro
capitale sociale: sicurezza, assistenza sanitaria, cooperazione, non profit, associazionismo, volontariato,ecc.
Per ciascuna forma di capitale i territori delle province italiane sono stati classificati e, alla fine, riassunti in un indice di sintesi che è appunto il capitale territoriale: 5 gruppi di province che dividono l’Italia in aree più sviluppate (maggior coerenza tra sviluppo economico e benessere dei cittadini) e aree in difficoltà.

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