di Giuseppe Ecca
Formatore, giornalista e scrittore, laureato in Scienze Politiche, si occupa di Direzione del Personale, Formazione, Management e Organizzazione, Sindacalismo, Funzionamento delle Istituzioni
da Studisociali, il circolodelmeglio (“Per tutto l’uomo e per tutti gli uomini”)
E’ il titolo del 20° volume dell’affascinante collana della Memoria Collettiva, appena pubblicato da 50&PiùEditoriale, e presentato a Rimini il 19-23 ottobre nella solenne cornice dell’annuale Gold Age-Incontri fra Generazioni, dall’Università la Sapienza, di Roma, attraverso il coordinatore della ricerca, Roberto De Angelis.
In venti anni di vita, con altrettante ricerche coordinate di volta in volta da istituti universitari autorevoli di tutta Italia, la collana ha ripercorso gli itinerari di un uguale numero di capitoli della vita sociale italiana (come si viaggiava, come si celebravano le nozze, come si mangiava…) delle passate generazioni chiamando a “raccontare” non gli storici di professione ma gli anziani: dal vivo. La cornice scientifica della messa in ordine dei testi scaturiti da queste testimonianze è stata poi affidata, come era giusto, a cattedre universitarie qualificate, che hanno provveduto a rendere le testimonianze stesse ben leggibili e coordinate.
Si tratta dunque di materiali di grande preziosità, destinati ad aiutare sempre più la “storia ufficiale” a scoprire, via via, aspetti meno conosciuti ma non meno importanti della storia sociale del nostro paese e del mondo. Ed a costruire con maggior compiutezza, in tal modo, l’attuale parzialissima “storia totale” dei libri di scuola.
Riproduciamo qui la prefazione al volume di quest’anno.
Per strade ed a volte per quartieri interi, le città e i paesi si erano venuti facendo, di sera, sempre più solitari ed a volte bui, senza quella luce del negozietto della sora Rosa, o anche del sor Guglielmo, che prima con la sua lampadina non solo illuminava un pezzo di strada anche dopo il tramonto, facendo compagnia a chi passava, ma era un punto di riferimento, come dire, anche informativo, anche di sicurezza; i supermercati, e ancor più gli ipermercati, bisognava ormai andare a trovarli a molti isolati di distanza, e lì c’era sì il baccano e le luci ma poi, quando tutto si spegneva, tutto diventava un gran cimitero triste, perché il sor Guglielmo non abitava al piano di sopra, dove tu salivi e ti prendevi ugualmente il mezzo chilo di pasta che lui ti aveva conservato perdonandoti il tuo ritardo.
Per anziani e bambini, ma anche per mamme e zie e comari, era scomparsa la possibilità di fermarsi, comprando la pasta o cercando i chiodi della misura giusta, a chiacchierare con la stessa sora Rosa del più e del meno, dei figli e dei vicini, dell’annata scarsa e del tale matrimonio in vista… Oppure, se si trattava di uomini, a sbrigare velocemente l’ultimo commento d’affari o di politica o anche una velocissima partitina a scopa… Sì, perché i commessi del supermercato non erano come il sor Gugliemo, non avrebbero potuto esserlo neanche se lo avessero voluto: non avevano tempo e non era consentito loro fermarsi con i clienti a “chiacchierare del più e del meno”: il tempo è denaro, avevano insegnato quei superficiali di americani tutto business e divorzi, presso i quali i supermercati e gli ipermercati si erano diffusi per primi, e che vedevano solo il denaro e pochissimo altro: il tempo era scarso e andava speso per vendere le merci, secondo loro, non anche per chiacchierare fra vicini di casa e farsi compagnia e sfogarsi e magari anche spendere due lacrime nel retrobottega sull’ultima disgrazia di famiglia. Il vicinato cominciò a essere un ricordo.
Vi sembreranno poche cosette, queste, in confronto ai grandi vantaggi acquistati: ma, se ci pensate proprio bene, queste cosette, portate a scala della complessiva vita urbana di oggi, hanno significato grandi problemi progressivi e non ancora risolti per tanta parte della convivenza urbana: minor socializzazione e maggior fretta, soprattutto, e un disordine e uno squallore urbanistico che, diciamolo alla maniera antica, spesso fa davvero schifo.
Tanto è vero che gli stessi francesi, primi ad arrivare ma primi anche a pentirsi, hanno cominciato già da diversi anni a “correggere il tiro”: non a rinunciare a supermercati e ipermercati (cosa assolutamente impensabile per la vita odierna: sarebbe una “francesata” deleteria se lo facessimo) ma a mitigarne il domino assoluto favorendo il rinascere, in mezzo alla vita di quartiere, fra le vie qualunque, dei “negozi di vicinato” e persino di qualche negozietto del sor Guglielmo, purché di bella qualità: un tentativo insomma di tenersi i vantaggi del grande supermercato ma anche quelli del piccolo e familiare e confidenziale negozio che se sei anziano la merce te la porta a casa la sera quando ha chiuso la saracinesca. E in effetti questa è la tendenza saggia degli amministratori più illuminati nelle nostre città di oggi: una distribuzione intelligente e calibrata di entrambe le possibilità. Perché di entrambe abbiamo bisogno.
Forse in parte ci aiuterà, questa misura di riequilibrio, a riandare utilmente con la mentre e con il cuore a quei tempi nei quali il negozietto della sora Rosa ci faceva prigionieri con la sua scarsità di merci e la sua risicatezza di orari ma nello stesso tempo ci offriva il caldo di una confidenza di chiacchierate e di scambio di consigli, di solidarietà implicita e di custodia comune di bimbi tra famiglie, e insomma di “buon vicinato e di compagnia solidale”, che continuano a far del bene alla qualità della nostra vita. Come il presente volume ci aiuterà a rimettere a fuoco quanto questo tempo e quello siano stati entrambi importanti.
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