venerdì 2 dicembre 2011

In memoria di Alcide De Gasperi a 57 anni dalla morte, e dei leader politici cattolici protagonisti dell'Unità d'Italia

Riceviamo e pubblichiamo da Luigi Bottazzi, Presidente del Circolo G. Toniolo di Reggio Emilia

Omelia di Don Eleuterio Agostini

Ebbene in tutto questo discorso è opportuno anche ricordare questi amici, questi personaggi cominciando da Alcide de Gasperi, Aldo Moro e tanti altri nostri fratelli reggiani che poi nomineremo al momento della memoria dei defunti. Sono tutti dei laici che si sono impegnati nella vita quotidiana. Non abbiamo il tempo, non è neanche il momento più opportuno, però credo che una riflessione ce la possiamo concedere. È stato un grande passo avanti: il laicato ha ritrovato la sua dignità e la sua vocazione e anche una sua autonomia nell’ambito della vita della Chiesa. È questo l’aspetto particolare, distintivo degli uomini che oggi ricordiamo.

Anche se si sono trovati in qualche momento, non dico in contraddizione, ma in qualche modo in dissenso con la gerarchia della Chiesa. Ed è comprensibile: la gerarchia della Chiesa ha come fine la difesa della Chiesa, la diffusione della Chiesa, il progresso della Chiesa. È questa la sua ragione d’essere. Un uomo politico ha come scopo principale il bene del popolo che egli è chiamato a governare. Il fine e la ragione d’essere dei vari De Gasperi, Moro, eccetera, non era quello di difendere la Chiesa, di aumentare l’influenza della Chiesa, ma di fare il bene dell’Italia, pur affidandosi ad un’ispirazione cristiana. Sono due configurazioni profondamente diverse e distinte che segnalano, determinano l’autonomia del laicato in quanto soggetto di vita sociale, di vita politica ed economica nel senso più ampio del termine e della parola. L’ispirazione è colta nel vangelo di Gesù Cristo ma le circostanze storiche sono diversissime e comunque il fine lo scopo dell’azione della gerarchia non è precisamente quello dei laici impegnati in politica. Sono due sistemi diversi. È giusto che il laicato abbia in questa prospettiva una sua autonomia, una sua responsabilità precisa e quindi consideri e debba considerare delle ragioni, delle motivazioni che sono diverse da quelle che ispirano, preoccupano la gerarchia della Chiesa. Ed è comprensibile, ed è anche intelligente, rendersene conto che possono nascere dei dissidi in queste due diverse prospettive, anche se animate dallo stesso Vangelo di Cristo. È questa la lezione che ha dato Sturzo, non soltanto alla comunità cristiana italiana, e che poi si è andata via via affermando e approfondendo.

Ed è bello pensare, ad esempio che don Sturzo, che ha avuto le sue difficoltà con la gerarchia del tempo, e anche De Gasperi, sono due cristiani di cui si sta celebrando il processo di beatificazione. Hanno saputo vivere la loro vocazione, la loro responsabilità con assoluta rettitudine e impegno. Questo era loro richiesto e a questo hanno corrisposto. Così anche gli altri personaggi, anche se di livello minore, che intendiamo ricordare questa sera affidandoli alla bontà e alla misericordia di Dio.




Su Alcide De Gasperi
di Luigi Copertino Dottore in giurisprudenza, con tesi in Filosofia del Diritto, opera nel settore enti locali ed è giornalista pubblicista. Si è specializzato in “Studi dei valori giuridici e monetari” presso la cattedra di Teoria Generale del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo

Il tempo tiranno non mi consente maggior attenzione. Vorrei però, con riferimento all'articolo su De Gasperi, ricordare una vicenda. Pio XII, preoccupato che i comunisti conquistassero il comune di Roma nelle elezioni del 1950 o suppergiù, si adirò con De Gasperi perché quest'ultimo non voleva che la Dc romana si alleasse con la destra missina e monarchica. Questo costò a De Gasperi freddezza da parte del Papa che non volle riceverlo in udienza. De Gasperi accettò con umiltà questo "schiaffo paterno", pur protestando non per la sua persona quanto per il ruolo che in quel momento rappresentava di capo del governo. Eppure lo stesso Pio XII, quando lo statista trentino morì, fece giungere alla famiglia il suo personale atto di cordoglio e, in privato, affermò che De Gasperi era morto come era vissuto ossia da santo. Solo, forse, una cosa non aveva compreso De Gasperi, ma è comprensibile vista la persecuzione che egli subì dal fascismo. Non comprese, cioé, che la destra con la quale Pio XII avrebbe voluto che egli si alleasse non era affatto il "fascismo" che invece nacque e morì a sinistra (benché visse in compromesso con la destra). Un appunto, questo, che naturalmente vuole solo far notare che la storia si comprende meglio alla distanza e non quando si è troppo vicino agli avvenimenti. Del resto lo stesso De Gasperi ebbe modo, quando era rifugiato politico in Vaticano, di apprezzare la politica modernizzatrice del regime di Mussolini e quest'ultimo, negli ultimi mesi della sua vita, ebbe a dire - nonostante che i due si fossero politicamente combattuti prima del primo conflitto mondiale quando il futuro duce era esule a Trento a dirigere il giornale socialista di Cesare Battisti - che solo un uomo avrebbe potuto succedergli per fare il bene dell'Italia e che quell'uomo era Alcide De Gasperi. La storia, con la sua complessità ed imprevedibilità, ci coglie sempre di sopresa. O forse sarebbe meglio dire piuttosto che "storia" la Provvidenza.

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