di Alfredo Monterumisi
Esperto in turismo enogastronomico
Un territorio per diventare un’attrazione turistica storico enogastronomica non deve avere solo una buona cucina, i ristoranti stellati o un vino famoso, bisogna che abbia anche un tema storico da raccontare e aneddoti interessanti sui prodotti calamita. Le Strade del Vino che funzionano turisticamente sono dotate di un sistema che unisce la storia con l’enogastronomia. Il vino e il cibo servono da elementi di comunicazione per dare informazioni e per soddisfare i bisogni di coloro che amano la storia, la tradizione, gli stili di vita, l’ambiente naturale e desiderano visitare i luoghi di produzione per capire come si produce, chi è che produce e che cosa produce, tutti elementi che arricchiscono la conoscenza per mezzo della "Fabbrica Territorio". In venti anni questo fenomeno turistico è cresciuto grazie ad una formula di vacanza apprezzata dai turisti internazionali.
Il vino in questo sistema turistico diventa il filo conduttore attraverso cui si organizza il territorio e si raccontano tre mila anni di storia legati alle "Aziende Prodotto" nate per spiegare il ciclo produttivo frutto dalla tradizione. Il vino perciò diventa il "Principe dei Prodotti" perché, oltre ad essere un alimento apprezzato, favorisce la socializzazione, è facile da trasportare e per questo viene consumato in molte parti del mondo. Se bevuto con moderazione entra a far parte della dieta mediterranea, un regime alimentare diffuso e apprezzato dai giovani.
Le prime aree italiane che si sono organizzate per attirare e ospitare questi turisti sono: il Piemonte, la Toscana, la Lombardia e poi si sono aggiunte il Trentino Alto Adige, il Veneto, l’Umbria, la Puglia e la Sicilia. In Piemonte hanno iniziato nelle Langhe e nell’Astigiano, territori dove si produce il Barolo e l’Asti Spumante. In Toscana hanno iniziato nella provincia di Firenze e in quella di Siena, le zone del Chianti Classico e del Brunello. In Lombardia in Francia Corta nella provincia di Brescia dove nasce il vino dalle bollicine, il concorrente dello Champagne francese. Nelle Langhe, per organizzare il territorio, hanno creato il sistema delle Enoteche Regionali, messe in rete con la famosa Cantina Cinzano che espone una collezione di Antichi Bicchieri, e la Cantina di Fontanafredda con accanto una nobile e storica residenza di caccia diventata la sede di rappresentanza. Nell’astigiano invece fanno visitare le cantine galleria dove riposa lo spumante riserva abbinate alle celebri Cantine della Martini con il Museo della Storia, e la Cantina della Gancia dove raccontano la storia della famiglia e dell’azienda. In provincia di Firenze utilizzano il tema storico rinascimentale e i capolavori monumentali, assieme alle cantine che producono il Chianti Classico. In provincia di Siena si servono invece di Montalcino, di Montepulciano e di Pienza. A Siena è stata aperta l’Enoteca Italiana, a Montalcino nel castello del piccolo borgo hanno allestito l’enoteca del territorio comunale, un’area geograficamente grande più della metà della provincia di Rimini. Lungo gli itinerari si incontrano le cantine che producono il Brunello e che ospitano i turisti nelle sale degustazioni. Poi si visita il "Castello Banfi" costruito scenograficamente all’americana con vicino la moderna cantina. A Bagno Vignoni si possono ammirare delle fontane particolari che alimentano gradi vasche che creano particolari corsi d’acqua. All’Abbazia romanica di Sant’Antimo ogni domenica si può assistere alla Santa Messa celebrata con i canti gregoriani intonati dai frati francesi che risiedono nel suggestivo convento medioevale.
La Romagna pur avendo un patrimonio storico romano enorme, il famoso fiume Rubicone, la via Emilia, la "centuriazione" e località come Ravenna, Rimini, Santarcangelo, Cesena, Bertinoro, Forlimpopoli, Forlì, Predappio, Faenza e il Sangiovese di Romagna di qualità, in più di dieci anni non siamo stati in grado di organizzare il territorio per entrare nel circuito turistico internazionale che servirebbe per rilanciare il balneare e arricchire la proposta del congressuale. Il grande "Totò" diceva: "Non si nasce imparati".
L'articolo è stato pubblicato dal quotidiano "La Voce di Rimini" del 25 luglio 2011
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